Gian
Franco Venè
Nel 1986 Gianfranco Venè ci scrisse per la nostra Compagnia dei
Ricomposti il Mastro Antonio, che narrava dello sventurato pittore di
provenienza fiorentina che apri bottega ad Anghiari, che iniziò, si dice, Piero della
Francesca all'arte della pittura. Non feci altro che riprendere il mastro, e al
posto dell'Antonio ci misi il Santi, visto e considerato che questo nome non lo
avevo mai digerito, almeno spero che mi porti fortuna nell'avventura di
artigiano.
la compagnia dei Ricomposti |
Penso di avere molte ragioni per non mandare giù il mio nome che il mi babbo
Laurino mi ha affibbiato, basti pensare a quando andavo a ballare o almeno ci
provavo visto che sono un imbranato di prima categoria, provi ad agganciare una
ragazza e gli chiedi come si chiama e lei ti chiede altrettanto e tu con la
lingua fra i denti gli dicevi Santi ..no, e già avevi perso almeno la metà
delle possibilità di riuscita. Sicuramente se mi chiamavo Paolo, che era il
nome che mi voleva dare la mi mamma Edmonda sicuramente avrei avuto più
possibilità.
Gian Franco Venè |
Erano proprio quelle. Peccato che non ho avuto il modo di ringraziarlo per
avermi dato la scintilla che mi ha fatto scoprire e studiare questa arte.
L'idea mi sembrava buona. Il primo mobile che usci dalla mia mente fu
una angoliera intarsiata, provai a proporla, ma dopo un annetto di commenti
positivi da parte del pubblico come "ma lei è un'artista"!!
l'angoliera me la sono messa in casa, visto che c'era un angolino vuoto!! Il secondo tentativo fu un armadio bello veramente bello e , visto
che le cose erano apprezzate però non si stringeva, pensai di prendere le
misure di camera non si sa mai. Provai a esporlo, i soliti commenti lei è
un'artista lo tenni in bottega per qualche anno e poi me lo portai a casa.
La mia
testardaggine convinta da studi su libri e da partecipazioni a corsi di
formazione per aggiornarmi sul tema delle tarsie e del restauro con persone che
ne sapevano più di me, mi portarono a disegnare un altro mobile intarsiato.
L'armadio è formato da sei pannelli lungo 390 e alto 230 centimetri rispettando
la sezione aurea o proporzione divina, a me piacciono le cose grandi! La pannellatura
riprende una veduta della città ideale del quattrocento con degli archi e delle
balaustre dove sono sistemati degli oggetti come gli strumenti musicali libri e
il mazzocchio che significano la filosofia rinascimentale fondato sulla
matematica. In questo periodo il mio amico Luca Paci mi fece conoscere il computer
macchina infernale, che mi servì a disegnare la mia prima veduta matematica in
perfetta prospettiva e in tre dimensioni; finalmente ho trovato quello che
volevo disegnare una città ideale con il computer, riscoprire come fu per
l'artista rinascimentale teorizzare e applicare la prospettiva ai quadri, unire
l'informatica che non è altro che matematica al quadro di legno.
L'idea non era freschissima era una riscoperta della tarsia quattrocentesca che proprio sulla rivalutazione della prospettiva fece la sua fortuna come arte nuova. Tutti i più grandi artisti rinascimentali disegnarono quadri prospettici, Brunelleschi, Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Paolo Uccello, Botticelli, ecc.……anche questo lavoro lo portai a termine lo attaccai in bottega a modi quadro chissà se qualcuno fosse interessato, qualche contatto l'ho avuto ma non si è mai stretto niente, lo esposto poche volte stando attento a non farmi vedere troppo perché senno mi potevano dire che ero un'artista e a me dell'artista non è che mi riempiva la bocca, mi sarebbe piaciuto forse riempire la pancia, io sono un materialista.
L'idea non era freschissima era una riscoperta della tarsia quattrocentesca che proprio sulla rivalutazione della prospettiva fece la sua fortuna come arte nuova. Tutti i più grandi artisti rinascimentali disegnarono quadri prospettici, Brunelleschi, Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Paolo Uccello, Botticelli, ecc.……anche questo lavoro lo portai a termine lo attaccai in bottega a modi quadro chissà se qualcuno fosse interessato, qualche contatto l'ho avuto ma non si è mai stretto niente, lo esposto poche volte stando attento a non farmi vedere troppo perché senno mi potevano dire che ero un'artista e a me dell'artista non è che mi riempiva la bocca, mi sarebbe piaciuto forse riempire la pancia, io sono un materialista.
Diciamo che ho fatto un investimento a lungo termine, ma intanto ho preso le
misure del mio studio, e ho constatato che ci starebbe proprio bene a casa.
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